Le faggete italiane riconosciute dall’UNESCO ricadono in alcuni comuni di aree interne

Patrimonio dell’umanità le foreste vetuste di faggi ricadenti in 5 parchi italiani

L’UNESCO ha inserito nell’elenco dei siti patrimonio dell’umanità alcune faggete secolari italiane che si estendono su oltre 2mila ettari di territorio nazionale. Una grande riserva di biodiversità il cui valore ecologico  globale viene riconosciuto per la prima volta in Italia. La decisione è stata presa durante i lavori della 41esima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale che si è svolto a Cracovia.  I boschi si trovano in alcune zone all’interno del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Villavallelonga-Valle Cervara, Lecce nei Marsi-Moricento, Pescasseroli-Coppo del Principe e Coppo del Morto, Opi-Val Fondillo), del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi (Sasso Fratino), del Parco nazionale del Gargano (Foresta Umbra), del Parco nazionale del Pollino (Cozzo Ferriero), del Parco regionale di Bracciano-Martignano  (Monte Cimino e di Monte Raschio). Parte del territorio interessato ricade in comuni classificati di aree interne per i quali il riconoscimento dell’UNESCO può contribuire alla valorizzazione del capitale naturale che rappresenta uno degli obiettivi della Strategia nazionale aree interne (SNAI). L’Italia entra, in tal modo, a far parte di un sito transnazionale composto da 12 paesi europei caratterizzati dalla presenza di siti naturali di faggete vetuste iscritti al Patrimonio mondiale.
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