Cruciali per la tenuta complessiva del territorio e con grandi potenzialità, ma ancora sottoposte a intensi fenomeni di spopolamento e invecchiamento della popolazione. La fotografia è dell’ISTAT che ha realizzato un focus sulle aree interne al 2020, confrontando la mappatura elaborata dall’Istituto a supporto della Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) 2014-2020 e quella aggiornata per il ciclo 2021-2027 con conferma degli aspetti metodologici e l’introduzione di tecniche di calcolo più evolute e precise.
Alcuni Comuni, in base all’offerta di servizi, sono classificati come Poli e Poli intercomunali e gli altri, in considerazione della distanza da essi come Cintura, Intermedi, Periferici, Ultraperiferici. Le ultime tre articolazioni rappresentano l’insieme delle aree Interne del Paese.
Il confronto ha messo in evidenza che la maggior parte dei Comuni (5.336, pari al 67,5% del totale nazionale) ha mantenuto la stessa classificazione: il 77,1% continua a ricadere nelle classi Polo, Polo intercomunale o Cintura e il 57,3% mantiene la connotazione di Area Interna. Altro elemento emerso e che e tra il 2001 e il 2020 la crescita nei Comuni Centro è stata ancora più accentuata (+5,6%) mentre le Aree Interne hanno complessivamente perso abitanti (-1,4%). Il calo della popolazione è maggiore tra quelle più marginali, periferiche (-4,7%) e ultraperiferiche (-9,1%). Le più colpite sono quelle del Mezzogiorno, ma il fenomeno dello spopolamento non risparmia neanche il Centro-Nord. Ne sa qualcosa il Friuli Venezia Giulia con il comune di Drenchia passato da 197 a 99 abitanti nello stesso periodo.
E le previsioni a 10 anni, secondo l’ISTAT, non sono rosee: -2,2% nel 2030.
Focus dell’ISTAT sulle aree interne
Le dinamiche demografiche, le potenzialità e il ruolo di supporto della SNAI come politica placed based
Progetto di riferimento: