Il 26 ottobre è stata firmata una convenzione da parte del comandante generale della Guardia di Finanza Nino Di Paolo e del direttore dell'attività ispettiva del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Paolo Pennesi, che prevede la cooperazione per il contrasto ai fenomeni di criminalità connessi allo sfruttamento del lavoro sommerso.
Grazie alla convenzione, la Guardia di Finanza potrà segnalare alla DPL (direzione provinciale del lavoro) ogni situazione di eventuale illecito, sia relativamente alla presenza di lavoratori “in nero” che a contesti di non rispetto delle norme di sicurezza, all’impiego di lavoratori clandestini, all’uso illegale di minori. Con cadenza trimestrale si terranno incontri per lo scambio dei dati e di informazioni, nonché per la programmazione di eventuali interventi contestuali.
Parallelamente le direzioni provinciali del lavoro segnaleranno ai comandi provinciali del corpo tutte le situazioni rilevate indicative di possibili evasioni fiscali e contributive, ingerenze della criminalità organizzata nello sfruttamento di manodopera irregolare, frodi sui finanziamenti pubblici, produzione e commercio di prodotti contraffatti.
Sono previsti inoltre dalla convenzione interventi contestuali dei militari e degli ispettori del lavoro per le situazioni connotate da maggiore complessità e delicatezza, oltre che una nuova collaborazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per la formazione specialistica dei militari della guardia di finanza in materia di lavoro e previdenza sociale.
Il giro d'affari che ruota intorno al sommerso da lavoro è consistente, ha spiegato il generale della GDF Screpanti. «Con l'operazione del nucleo di Padova, a settembre, contro un'organizzazione di imprenditori e caporali che impiegavano centinaia di lavoratori italiani e stranieri in servizi di facchinaggio sottopagati è emersa un'evasione previdenziale e fiscale per 30 milioni di euro».
«I principali distretti produttivi - ha aggiunto Screpanti - sono danneggiati da imprese illegali che lavorano prodotti dell'abbigliamento e del tessile usurpativi del made in Italy e con marchi contraffatti, utilizzando operai in nero». Con la recente operazione Black works, condotta dalla Gdf di Genova, si è arrivati al sequestro di 150mila capi di abbigliamento falsi e di 15 laboratori clandestini in cui erano impiegati numerosi senegalesi privi di permesso di soggiorno, mentre è partita dall'Umbria un'indagine che ha scoperto alcune imprese che con circa 60 operai in nero producevano false ceramiche ».
Il lavoro nero si configura come una vera e propria piaga nel nostro paese: i dati ISTAT relativi al 2009 evidenziano un numero di irregolari pari a quasi 3 milioni di persone. Il peso di quest’economia sommersa sul PIL è compresa tra il 16,3% e il 17,5% e, nel 2008, ha creato un valore compreso tra i 255 e i 275 miliardi di euro.
Il contrasto al lavoro nero – ha sottolineato il comandante generale Di Paolo – è una priorità dei piani d'azione della guardia di finanza nell'ambito della più ampia missione di polizia economico finanziaria, perché è posto a presidio e tutela degli interessi finanziari dello stato, delle imprese oneste e rispettose delle regole, dei lavoratori e della sicurezza generale dell'ordinamento».
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