Luci nel lungo tunnel. Nello smart working esperienze che possono diventare patrimonio pubblico

Un approfondimento, a firma di Sergio Talamo, su come è cambiata la nostra vita e il nostro modo di lavorare in smart working, in questa grave emergenza sanitaria. Un visione che dà speranza, che mette in luce dove e come stiamo migliorando, dove e come stiamo abbandonando i vecchi 'abiti' mentali e comportamentali per rinnovarci e riscoprirci più veri, più artefici, più artigiani.

L'articolo, apparso su Il Sole24Ore, riflette sulla nuova condizione lavorativa in smart working, come lo stesso autore ammette "So di usare un paradosso, ma ho provato a valutare le positività dello smart working che abbiamo tutti dovuto improvvisare". Talamo, inoltre, sottolinea come i comunicatori digitali sono forse coloro i quali stanno continuando, in modo anocora più stringente, a lavorare come hanno sempre fatto ed è per questo che anche questa esperinza deve dare ancora maggiore  consapevolezza dell necessita di realizzare la riforma della legge 150/2000. Scrive l'autore "I comunicatori digitali, invece, hanno reso evidente a tutti che il lavoro che si fa sui social, con le chat, le infografiche o i podcast non fa distinzione fra normalità ed emergenza. E’ un lavoro “agile” per indole, perché si basa sull’interazione e risponde all’utente in tempo reale. Un punto di cui tenere conto nell’imminente avvio del processo di riforma della 150/2000, la “legge 151” su cui sta lavorando al Ministero PA una commissione inserita nel Piano Open Gov cui partecipano le associazioni di comunicatori e giornalisti, le università, le Regioni e l’Anci".

 

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