Con il voto del Consiglio regionale del 16 settembre e la nomina del politologo Rodolfo Lewanski alla guida dell'Autorità regionale, la legge sulla partecipazione toscana entra nella sua fase pienamente operativa: un legge ancora unica in Italia, che guarda al dibattito pubblico francese e al Town meeting anglosassone ma ha anche molto di toscano, approvata l'anno scorso a dicembre e scritta nell'arco di oltre un anno proprio assieme ai cittadini, in modo partecipato. Sono tre i pilastri su cui la legge regionale sulla partecipazione si fonda:
- l'istituzione del dibattito pubblico regionale, ovvero la possibilità che su grandi interventi, opere pubbliche o questioni di rilevante impatto ambientale e sociale si svolga un confronto pubblico, sotto la responsabilità di un organo terzo e neutrale che è appunto l'Autorità;
- il rafforzamento dei processi di partecipazione già previsti dalla legislazione regionale;
- il sostegno ai processi locali di partecipazione, promossi dagli enti locali ma anche dai cittadini, da comitati o da associazioni.
Sono 33 le domande giunte in questi mesi all' ufficio partecipazione della Regione e che l'Autorità appena nominata dovrà ora esaminare. Sarà Lewanski a decidere se saranno ammissibili e sull'entità del finanziamento. I progetti presentati spaziano in vari ambiti. Molti progetti riguardano le politiche territoriali, ma anche le questioni ambientali o la riqualificazione urbana di vecchi quartieri.