Il sesto incontro della Scuola C.A.S.T., ha avuto come obiettivo la conoscenza e la valutazione del processo di pianificazione strategica, dei suoi interpreti, scelte e contenuti, e del valore aggiunto apportato dalla partecipazione.La metodologia utilizzata è stata quella della tavola rotonda, per la presentazione di quanto realizzato nel Piano Strategico di Area Vasta, e la riflessione in plenaria, per la valutazione dell'esperienza ascoltata. In particolare, la prima parte della giornata è stata caratterizzata dalla testimonianza di quanti hanno avuto un ruolo attivo nella costruzione del Piano Strategico Vision 2020 per il territorio della BAT, che è stato presentato nelle diverse fasi di realizzazione, per fornire ai partecipanti una visione particolareggiata del suo complesso quadro di definizione.La costruzione del Piano Strategico ha visto il lavoro sinergico di tre "cerchi", da intendersi, secondo la definizione del facilitatore Augusto Vino, come gruppi di esperti e/o tecnici che hanno contribuito alla realizzazione del Piano Strategico: un "cerchio tecnico", un "cerchio istituzionale" ed un terzo costituito da attori che hanno avuto la possibilità di interagire attraverso i forum.Dalle testimonianze è apparso evidente che il territorio ha partecipato offrendo una serie di input che i tecnici hanno accolto e riversato nella pianificazione, ma è mancato un coinvolgimento delle 10 città della nuova provincia, cosa che avrebbe consentito di cogliere meglio, in fase di pianificazione, la realtà policentrica del territorio, rispettandone le caratteristiche. E' stata inoltre messa in evidenza la mancanza di partecipazione dei politici, in particolare dei consiglieri comunali, alle attività in cui si apprende l'importanza del coinvolgimento del territorio (stakeholder e cittadini), atteggiamento che rischia di limitare e rallentare le fasi decisionali più importanti.I lavori del pomeriggio, hanno riguardato l'aspetto tecnico della valutazione del processo di pianificazione della BAT. Il facilitatore ha proposto degli indicatori sui quali riflettere:
- la precocità, intesa come tempistica di attuazione del processo ("prima si inizia, meglio è");
- l'inclusività, ossia il numero di soggetti ritenuti utili ad affrontare l'argomento e portatori di un reale contributo ("chi ha qualcosa da dire sull'argomento");
- la trasparenza: le decisioni vanno prese in modo evidente, potranno non essere condivise da tutti, ma è fondamentale che vengano prese mediante un percorso chiaro ("alla luce del sole");
- la comunicazione o tracciabilità del percorso: è necessario informare ("cosa, come, quando si fanno le cose");
- la continuità: le diverse fasi del lavoro non devono essere episodiche, deve essere un preciso piano di lavoro;
- le regole e la struttura: è importante definire regole coerenti ed una struttura del processo in grado di fargli raggiungere l'obiettivo ("esco dalla logica che tutti parliamo di tutto");
- la rappresentanza: occorre costruire la partecipazione attraverso competenze e capacità analitiche rispetto al problema.
La partecipazione non è un processo lineare, lo si potrebbe definire piuttosto a spirale: si autoalimenta. Attraverso gli incontri ed il confronto, la fiducia, la verifica e la realizzazione delle fasi presentate.Sono state infine messe in luce le condizioni di successo:
- Chiarezza degli obiettivi;
- Responsabilità sul processo (definizione di soggetti e luoghi che hanno un ruolo preciso nell'interazione);
- Progettazione puntuale del processo (mappa);
- Censimento dell'esistente (cosa e come altre azioni sono state fatte sul territorio interessato);
- Coinvolgimento P.A.
- Ascolto attivo.