I sindaci dei comuni delle aree interne ce la mettono tutta, anche superando grandi difficoltà e attaccamento al campanile, a unire le forze per rivitalizzare i loro territori. Ma politica e amministrazioni centrali debbono fare la loro parte e tarare procedimenti e normative sulla diversità territoriale. Questa la richiesta di tutti i referenti delle sei aree che sono intervenuti al seminario La Strategia nazionale per le aree interne: quali azioni per il rafforzamento dei sistemi intercomunali organizzato dal Formez nell’ambito della 30° edizione del FORUM PA. Al centro del dibattito la gestione associata di funzioni e servizi pubblici locali condizione, per i comuni coinvolti, per poter partecipare alla Strategia nazionale aree interne (SNAI). Il Formez PA è ente attuatore del progetto La strategia nazionale per le aree interne e i nuovi assetti istituzionali a titolarità del Dipartimento della Funzione pubblica (DFP) e supporta i comuni nel percorso di costruzione dei sistemi intercomunali.
In apertura Sauro Angeletti del DFP, lo ha definito “significativo e paradigmatico” perché raggiunge il maggior numero di amministrazioni locali, ma investe anche su quelle centrali, valorizzando la dimensione territoriale. Clelia Fusco, responsabile del progetto, ha annunciato che su 72 aree impegnate nella SNAI oltre 40 hanno assolto il requisito associativo, mentre le altre sono in via di definizione. Due gli spunti che la Fusco ha voluto lanciare ai sindaci nell’illustrare le loro esperienze al numeroso pubblico presente in sala: fattori e criticità del processo di elaborazione delle relative forme associative e, in fase di attuazione, le riflessioni in merito alla loro operatività.
“Lo slogan l’unione fa la forza lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, un’unione che ci ha permesso di superare frammentazione e conflittualità”. Così Carlo Ferrari, sindaco referente dell’area Appennino Lombardo Oltrepò Pavese, 14 comuni e poco meno di 10.500 abitanti. Complesso, ma molto costruttivo il percorso associazionistico intrapreso con 12 funzioni integrate di cui alcune, come SUAP e CUC, in avanzato stato di attuazione. Un sistema in cui quattro Unioni di comuni gestiscono insieme i servizi ai cittadini e una Comunità Montana (CM dell’Oltrepò Pavese) con funzione di coordinamento, un istituto che con la SNAI ha rivitalizzato la sua centralità. Un disegno che guarda oltre la SNAI, un modello per il futuro in cui la CM rappresenta l’interlocutore istituzionale rappresentativo di tutta l’area nei rapporti con altri Enti locali. Ferrari ha anche sottolineato il ruolo giocato nella partita SNAI dalla Regione Lombardia che ha istituito una Federazione delle aree interne lombarde per il rafforzamento della capacità amministrativa dei territori, fondamentale per la fase attuativa. Raffaele Trivilino, referente tecnico del Basso Sangro Trigno ha posto l’accento sulla criticità della situazione di partenza dovuta alla polverizzazione delle soluzioni associative, pur positive come esperienze di collaborazione, in un territorio molto vasto formato da 33 comuni dislocati su 3 vallate mal collegate. Per rispondere al requisito associativo ed evitare la sovrapposizione con le altre convenzioni in essere l’area ha optato per una “convenzione cappello” su due servizi, Catasto e Protezione civile, puntando sulla digitalizzazione per l’erogazione efficace dei servizi.
Un altro sindaco, un diverso territorio narrato, una differente soluzione associativa adottata. Come quella illustrata da Franco Vitale, sindaco referente dell’area interna veneta Contratto di Foce- Delta del Po, regione che si trova a 3 metri sotto li livello del mare. Un comprensorio di 7 comuni dove l’acqua, ma soprattutto la sua gestione, condiziona la possibilità di sviluppo nelle sue diverse dimensioni sociale, economica e politica. “Per affrontare le situazioni di emergenza legate alla situazione idrografica – ha detto Vitale - è necessario stare insieme e grazie alla SNAI siamo riusciti a superare i vecchi schemi”. Il comprensorio punta al riconoscimento formale da parte della Regione Veneto della Conferenza dei sindaci, per acquisire un profilo giuridico finalizzato a rafforzare la governance dell’area e facilitare l’attuazione degli interventi.
E’ stato poi il turno dell’unica amministratrice donna presente, Flavia Loche referente dell’area Gennargentu Mandrolisai, in Sardegna. Qui la SNAI ha dato nuovo impulso alle esperienze associative precedenti portando da tre a venti i servizi gestiti in forma associata. La sindaca ha però sollevato un problema comune a molte aree. I servizi SUAP e CUC, gestiti in forma cooperativa, non possono avvalersi del personale degli 11 comuni del comprensorio sardo già impegnato nell’amministrazione ordinaria. Da qui la necessità di esternalizzazione con il conseguente aumento delle spese che, al contrario, l’associazionismo comunale punta ad abbattere.
Grazie alla SNAI nelle Madonie si è passati da 5 a 2 Unioni di comuni, come ha raccontato Pietro Macaluso, sindaco referente d’area. Una, l’Unione Madonie, è la più grande di Italia ed è completa, non opera cioè su singole funzioni. Quello associazionistico è stato qui un percorso fortemente condiviso con la società civile, ma anche molto ostacolato dalla condizione di Regione a Statuto speciale della Sicilia. Tra gli intralci la necessità di decreti di finanziamento per potere attuare gli interventi, non richiesti alle altre aree che, a un anno dalla sottoscrizione dell’Accordo di programma quadro (APQ), posticipano fortemente i tempi di realizzazione
Raffaele Accetta, sindaco capofila del Vallo di Diano ha fatto notare come le Comunità montane continuino a svolgere un ruolo centrale anche tesaurizzando le esperienze cooperative precedenti. Come quella del Vallo di Diano che insieme alle 15 amministrazioni comunali continua, grazie alla SNAI, il percorso di sviluppo territoriale attraverso scelte condivise e non calate dall’alto. Il primo cittadino campano ha annunciato l’imminente istituzione di un referendum per trasformare l’area nella città “Vallo di Diano”. Soddisfazioni non disgiunte però da una richiesta precisa scaturita da una oggettiva criticità. Per Accetta è necessario superare la fredda logica dei numeri che condanna le aree interne alla chiusura di scuole e ospedali. “La SNAI deve consentire deroghe” - ha affermato Accetta che ha indicato la Federazione delle aree interne come strumento per raggiungere questo obiettivo.
A Francesco Monaco, dell’ANCI, Carla Cosentino dell’Agenzia per la Coesione territoriale e Sabrina Lucatelli del Dipartimento Politiche di coesione e coordinatrice SNAI, è stato affidato il compito di tirare le somme della giornata. Franceso Monaco ha sottolineato che nella programmazione SNAI non bisogna guardare solo alla spesa dei fondi messi a disposizione delle aree, ma all’avanzamento amministrativo dei territori che i sindaci presenti hanno documentato. “Emerge la complessità del funzionamento multilivello della SNAI – ha continuato il rappresentante dell’ANCI – che non può essere imputato ad un singolo attore”, ricordando come determinanti siano sia il ruolo non solo dei sindaci, ma anche di Regioni e Stato. Carla Cosentino ha invitato a riflettere su come il sistema di cofinanziamento impostato con la SNAI – che integra risorse nazionali della Legge di stabilità con altre e diverse fonti di finanziamento - possa diventare un modello da consolidare al di là della Strategia da condividere all’interno della Federazione. In chiusura Sabrina Lucatelli ha affermato che la SNAI guarda avanti, il lavoro continua e ha concordato sulla necessità di non subire il limite dei numeri che raccontano di uno spopolamento dei territori marginali in crescita. Per la Lucatelli il sostegno all’intercomunalità è molto importante per rafforzare le comunità locali.
La Lucatelli si è detta molto soddisfatta per la collaborazione tra il Dipartimento Politiche di Coesione e il Dipartimento della Funzione Pubblica. "SNAI è una scommessa e Funzione Pubblica ha scommesso insieme a noi".
Allegato | Dimensione |
---|---|
volantino_forum_pa_2019.pdf | 2.26 MB |