Strutture comunali in prima linea per il successo della strategia d’area

Intervista a Ludovico Caverni, sindaco di uno dei 9 comuni dell’Appennino Basso Pesarese Anconetano, sul laboratorio interattivo tenutosi ad aprile per tecnici ed operatori degli enti coinvolti

Il 19 e 20 aprile è stato sperimentato nell’area interna marchigiana “Appennino Basso Pesarese Anconetano” un nuovo approccio per favorire l’associazionismo comunale, richiesto come prerequisito dalla Strategia nazionale aree interne (SNAI,) basato sul confronto diretto tra gli operatori comunali, cioè coloro che dovranno attuarla sui territori acquisendo nuove competenze e innovando le vecchie procedure. E’ stato organizzato un laboratorio interattivo che, a partire dalle esigenze del personale e in relazione alla Strategia d’area, ha fatto emergere proposte operative e possibili soluzioni alle problematiche legate alle gestioni associate.  L’iniziativa, progettata dal Comitato nazionale aree interne e FormezPA con la collaborazione dell’Unione Montana Catria e Nerone, ha rappresentato un modello da poter replicare, con i dovuti adattamenti, in altre aree per promuovere la creazione di sistemi intercomunali. I cambiamenti necessari per realizzarli non sono semplici, si scontrano con ostacoli sia di natura psicologica che pratica. Ce lo conferma Ludovico Caverni, primo cittadino di Serra Sant’Abbondio, uno dei 9 comuni dell’area presente agli incontri, a cui abbiamo rivolto domande sul suo lavoro nell’ambito della SNAI e sul grado di consapevolezza dei suoi concittadini sul tema dell’integrazione comunale.
 La natura degli ostacoli alla costruzione di sistemi intercomunali è soprattutto psicologica, fin dall'infanzia dover rinunciare a delle cose e condividerle ci pesa molto.  L'associazionismo funziona bene dove vi è necessità. Quindi se uno o più comuni decidono di mettere insieme un servizio la parte più difficile la recita quello che cede ore lavoro in favore degli altri. Altro ostacolo psicologico è il dover cambiare abitudini, metodi di lavoro o ambienti.  Questo riguarda soprattutto il personale più anziano, prossimo alla pensione. 
Il laboratorio interattivo di aprile ha avuto fra i suoi obiettivi anche il superamento di queste rigidità. Nel teatro di Cagli, la prima giornata, è stata illustrata la SNAI e la sua interpretazione nell’area marchigiana; successivamente, all’interno del Monastero di Fonte Avellana, sono stati attivati percorsi di autoformazione e autoapprendimento a partire dai problemi scaturiti dalla prospettiva di lavorare in maniera integrata, individuati dagli stessi operatori comunali.
L'iniziativa è stata molto positiva.  Riunire molti dipendenti dei diversi comuni e dell'unione montana per parlare della strategia, capire come la stanno vivendo e cosa c'è da migliorare è stato molto utile. Mentre i momenti conviviali, come il pranzo che ha concluso l’evento, sono serviti per fare squadra. Si è capito che i dipendenti hanno voglia di mettersi in gioco e partecipare attivamente.
Quale funzione o servizio risulta secondo lei più difficile da gestire in forma associata?
Sicuramente l'ufficio tecnico per la grande mole di lavoro che deve espletare. Nelle altre funzioni ci sono più margini per ottimizzare e standardizzare, ma per quanto riguarda i lavori pubblici e le manutenzioni con la gestione associata gli impegni aumentano.
Gli abitanti di Serra Sant’Abbondio come vedono l’erogazione condivisa dei servizi?
Come succede in questi casi, i cittadini si basano sulle proprie simpatie: c'è chi sottolinea il risparmio economico come dato positivo, mentre altri criticano la diminuzione delle ore in cui poter andare negli uffici o chi, addirittura, contesta il lavoro dei dipendenti lamentando una certa parzialità e campanilismo, nel senso che favorirebbero i comuni di provenienza. La realtà è che molti non comprendono lo stato di estrema emergenza in cui versano i piccoli comuni per mancanza di risorse e personale.
Sono stati informati o coinvolti in qualche misura per infondere fiducia e far comprendere l’importanza del progetto?
Abbiamo ascoltato più di 100 stackholders locali prima di scrivere la strategia, portatori di interesse generali che valgono per tutti i cittadini. Questa scelta è stata effettuata per essere operativi il prima possibile perché allargando troppo la platea degli attori si rischiava di rallentare e creare confusione. Per quanto riguarda gli abitanti, in ogni paese sono stati realizzati eventi per promuovere lo “spirito” delle aree interne, ma la vera svolta ci sarà quando riusciremo ad avere i primi risultati da presentare alla popolazione.
Il cuore della strategia dell’Appennino Basso Pesarese Anconetano ha la forma di un pentagono i cui vertici sono i cosiddetti “asili” o dimore della creatività riferiti a 5 ambiti fondamentali – cultura, istruzione, benessere, turismo, agricoltura intesa anche come paesaggio – per formare una rete in grado di produrre capacità e nuove competenze.
Come la strategia risponde alle esigenze dei più giovani?
Gli Asili degli Appennini, che danno il nome alla Strategia d’area, individuano 5 direttrici di sviluppo. Mi sta particolarmente a cuore l’innovazione del sistema scolastico per formare i nostri ragazzi e prepararli in modo tale da poter avere delle prospettive di lavoro nella zona.  Quello locale risulta essere molto buono, ma bisogna migliorarlo per esempio attraverso i laboratori per rendere l'educazione molto più pratica e meno teorica. E’ necessario puntare sulle professionalità che potrebbero rappresentare il futuro di questi territori, cioè quelle legate all'agricoltura, al turismo, alla ristorazione, alle produzioni gastronomiche di qualità e anche al settore sociale e dell'assistenza alle persone non autosufficienti. I giovani devono essere stimolati a credere nell'area interna e i primi a essere coinvolti attraverso investimenti per creare posti di lavoro in loco.
Al di là degli obblighi normativi, secondo la sua esperienza, quale è l’obiettivo finale dell’integrazione comunale sulla base degli interventi previsti per lo sviluppo dei comuni interessati?
 L'obiettivo finale dell'associazionismo è garantire i servizi pur avendo poche risorse, specializzando i dipendenti nelle mansioni che possono essere replicate in più comuni aumentandone, in tal modo, l'efficienza. Per questo dovranno essere i primi a partire con la nuova visione strategica di area e a comprendere il nuovo modo di lavorare e progettare insieme per sopperire alle carenze economiche e di organico che presentano i piccoli e medi comuni.
Abbiamo scoperto che il laboratorio interattivo ha rappresentato il primo confronto diretto tra le strutture comunali degli enti coinvolti nell’area interna Appennino Basso Pesarese anconetano…
Questa esperienza è stata un punto di partenza per portare avanti la strategia di area modificando le cose che non sono andate bene e migliorando il metodo di lavoro. 
Ci saluti con due aggettivi: uno per definire il lavoro fin qui svolto e un altro per quello che lo aspetta
Quello che riassume il lavoro svolto fino a questo momento è "faticoso; un aggettivo che invece descriva il lavoro che ci aspetta è "stimolante” .