Il Parlamento europeo e le altre istituzioni europee hanno seriamente considerato la possibilità di adottare per tutti gli stati membri un modello di management tipico dei paesi dell’Europa centrale
Infatti, il 28 febbraio, il Consiglio d’Europa si è accordato su una Raccomandazione che stabilisce dei piani di Garanzia per i Giovani negli Stati membri dell’Unione europea. Lo scopo di questi progetti è assicurare a tutti i giovani - al di sotto dei 25 anni - di ricevere delle offerte di lavoro di buona qualità, una formazione senza interruzioni, un apprendistato e o un tirocinio entro quattro mesi dal momento in cui restino disoccupati o abbandonino gli studi
La Raccomandazione sulla Youth Guarantee – una vittoria del partito del socialismo europeo - è stata approvata in un momento in cui la disoccupazione giovanile è diventata un problema grave e diffuso in tutta Europa. Il 24% dei giovani europei è disoccupato; in Spagna e in Grecia questo dato supera il 50%. Gli effetti di una crisi del genere sono di ampia portata: secondo Eurofound, il costo dell’esclusione di un così grande numero di persone dal mercato del lavoro è di 153 miliardi di Euro all’anno, più di 1,2% del PIL europeo. Approvando il progetto Youth Guarantee, gli Stati membri riconoscono che, perché la situazione migliori, è necessario che i giovani godano di una considerazione particolare nelle politiche per l’impiego e di misure specifiche che facilitino il loro ingresso nel mercato del lavoro. Una corsia preferenziale, una forma di tutela forte e precoce, terreno di base della futura carriera professionale
I paesi UE
Nei Paesi in cui questo progetto è una realtà ( Svezia – Finlandia e Austria ) si è evidenziato, subito, il potenziale positivo della Youth Guarantee. La Finlandia, nel 1996, ha introdotto una sorta di Youth Guarantee finalizzata ad offrire servizi di collocamento personalizzati ai giovani. Unito alle politiche attive del mercato del lavoro, come l’apprendistato e il sostegno nell’accedere a tirocini e apprendistati, il progetto si è rivelato piuttosto popolare: nel 2011, l’83,5% dei giovani alla ricerca di un impiego ha beneficiato di un intervento di successo entro tre mesi a partire dal momento in cui si è registrato come disoccupato. In Austria, invece, il servizio pubblico di collocamento, creato su misura per i giovani a rischio di esclusione sociale, ha permesso di avere una delle più basse percentuali di disoccupazione giovanile in Europa
Nel nostro paese, invece, la situazione è più complessa. Il sindacato Cgil è stato il primo a istituire una petizione online relativa alla conoscenza, alla diffusione e alla raccolta di adesioni circa il fenomeno EYG. Chiede di istituire al più presto la“Garanzia Giovani” anche in Italia. La Cgil ritiene indispensabile, per il nostro paese, aderire all’iniziativa e auspica che sia adottata con una legge quadro dello stato che ne delinei le risorse, gli obiettivi e gli standards qualitativi. Al contrario del resto dei paesi europei, l'Italia non possiede, ancora, un quadro legisltaivo di riferimento ne per quanto riguarda le politiche attive di attivazione ne per quanto riguarda l'accesso ai sussidi di disoccupazione dai quali i giovani sono esclusi totalmente
Il “nuovo ruolo” dei CPI all’interno dello EYG
L’intento è il loro totale potenziamento attraverso le risorse provenienti da fondi europei e dai risparmi che porterà la riforma della Cig in deroga: rinnovare – ab fundamentis – i centri per l’impiego nel senso di mansioni e finalità – potrebbe, davvero, rappresentare il volano per il rilancio vero ed efficace dell’occupazione giovanile. L’esperienza dei paesi europei ha dimostrato – al di là di ogni ragionevole dubbio - che soltanto il solido ed efficace funzionamento delle politiche attive può garantire risultati. Le uniche risorse economiche sono quelle del programma UE collegato a filo doppio – giustappunto - le politiche attive nel mondo del lavoro e, per quanto si tratti di una cifra non risolutiva, sono 400 i milioni di euro destinati al nostro paese nell’arco temporale di sette anni
La gestione dei CPI dovrebbe divenire competenza regionale con l’intento di potenziare risorse ed organico e consentire che il lasso temporale di “inattività” tra un contratto e l’altro sia minore di 4 mesi. Oggi, il nostro paese spende, circa, mezzo miliardo di euro a favore dei 553 centri per l’impiego dislocati nel territorio. Forse, possiamo dire, pochi se si pensa che i disoccupati sono tre milioni e 270.000 disoccupati esclusi – da questo calcolo – i due milioni di Neet. Circa 150 euro a persona in cui devono rientrare anche i costi di struttura, sedi e personale addetto. Risulta evidente come la situazione dei CPI sia al collasso. Soltanto il 3,4% dei nuovi occupati è stato veicolato dai CPI salvo eccezioni, le cosiddette “Best Practice”: Piemonte, Veneto, Emilia Romagna quel 3,4% è diventato il 20%. Non poco
Veneto e Toscana: primi tentativi di Youth Guarantee
“Giovanisì” della RegioneToscana e il “Piano integrato delle Politiche Giovanili” del Veneto sono soltanto due delle esperienze che fino ad ora hanno sviluppato ottimi risultati. Anche le realtà più piccole, con la città di Biella a fare da apripista, non si sottraggono alle iniziative. Proprio nella città piemontese infatti, in collaborazione con Unindustria, Cna e Confcommercio, dal 2008 sono stati messi in atto “gli stage di qualità”, possibili percorsi occupazionali che la Youth Guarantee offre ai giovani entro quattro mesi dal conseguimento del titolo di studio o dalla perdita del lavoro
Nella Regione Toscana il valore ‘qualitativo’ degli stage non è di poco conto. “La nostra legge sui tiorocini -ha spiegato Gianfranco Simoncini, assessore alle Attività produttive, Formazione e lavoro della Regione- ha previsto una serie di vincoli per evitare che venissero utilizzati solo per sfruttare i giovani senza pagarli e senza dare prospettive”. Oggi gli stage esigono dei requisiti minimi e in Toscana gli standard di qualità corrispondono ad un rimborso minimo di 500 euro mensili, alla predisposizione di un tutor e all’organizzazione di un contenuto formativo obbligatorio. La Regione contribuisce al finanziamento dei tirocini attraverso la retribuzione di 300 euro mensili, da riservare però soltanto ai giovani con meno di 30 anni di età. In caso poi allo stage facesse seguito l’assunzione a tempo indeterminato del tirocinante, la Regione, a titolo di incentivo, concede altri 10mila euro
L’iniziativa “Giovanisì”, in un solo anno e mezzo, ha consentito l’attivazione di 400 tirocini al mese per i giovani in cerca o in assenza di lavoro, ne ha permessol’assunzione di ben 105, congiuntamente al consolidamento economico-professionale di oltre 1.400 lavoratori (di cui 361 scaturiti direttamente dalle liste di mobilità) e ha altresì concesso l’avviamento di 349 praticanti remunerati. Dal mese di giugno 2011, il piano di finanziamento-stage elaborato dalla Regione Toscana ha messo in campo 365 milioni dieuro. Il Veneto, parallelamente, ha pianificato percorsi flessibili che, nati soprattutto per potenziare la formazione tecnica, mettono in collegamento scuole ed imprese. L’intero impianto punta alla concretizzazione di rapportiprofessionali di fiducia tra i giovani lavoratori e le stesse imprese, che in molti casi si traducono in assunzioni. Infine, si punta sulla semplificazione dell’apprendistato e, a livello europeo, sull’anticipazione di un anno della youth guarantee (garanzia giovani) che stanzia 6 miliardi di euro per tutti i Paesi Ue con l’obiettivo di garantire un’offerta lavorativa o viceversa formativa entro quattro mesi dalla disoccupazione nei confronti dei giovani che hanno fino a 25 anni
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